martedì 4 marzo 2014

Donne nude in vetrina a Napoli. La città apre al quartiere a luci rosse

. La proposta di Armando Coppola, presidente della quarta municipalità, che riaccende i riflettori sul fenomeno della prostituzione ad un giorno dall’approvazione del disegno di legge, che domani 4 marzo, alle 13.30, verrà presentato in una conferenza stampa al Senato:“si alla riapertura delle case chiuse, alla regolarizzazione della prostituzione e ai controlli sanitari per le “lucciole. Ci auguriamo che anche a Napoli il Comune si faccia promotore della regolarizzazione della prostituzione e dello svolgimento dell’attività in appartamenti privati dato che in Italia il meretricio non è reato, contrariamente allo sfruttamento. Quella del sesso a pagamento è un’attività come le altre e, come si suol dire, “il mestiere più antico del mondo. Perché mai chi ha scelto di esercitarlo non dovrebbe godere degli stessi diritti e doveri di tutte le altre categorie di lavoratori?». Prostituzione legalizzata dunque, anche nella città all’ombra del Vesuvio con tanto di pagamento di tasse e rispetto delle leggi per le lavoratrici. Proprio domani, infatti, sarà illustrato al Senato il disegno di legge bipartisan firmato da Maria Spilabotte e da Alessandra Mussolini. «Regolamentare il fenomeno della prostituzione, attribuendo ai sex worker diritti e doveri, quali il pagamento delle tasse», si legge infatti nel ddl. Ma quale potrebbe essere a Napoli il “quartiere a luci rosse” come quelli che esistono nelle più famose capitali europee, dove le “lucciole” espongono la loro mercanzia addirittura nelle vetrine, come ad Amsterdam? «Qualsiasi zona della nostra municipalità può andar bene – spiega il presidente – purché si ponga fine al fenomeno dello sfruttamento illegale. Le zone “rosse” in tal senso sono l’area industriale, tra via Argine, via Gianturco e via Brin, ma anche i vicoli del centro storico, come quelli a ridosso di via Tribunali e in tutto il quartiere San Lorenzo, dove sono tantissime le immigrate – specie dell’est – che vengono sfruttate dalle associazioni criminali ed esposte a seri rischi. Tutti ricordano il caso di Toska, la ragazza albanese che circa un anno fa fu ridotta in fin di vita dai suoi aguzzini. Riaprire e regolarizzare le case chiuse significherebbe anche salvare centinaia di queste donne dalla strada e dalla violenza quotidiana”. Fonte: http://www.retenews24.it

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